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"roberto Risalgono a questi giorni gli appelli e gli attestati di stima e solidarietà rivolti a Roberto Saviano dalle autorità, da molti nomi noti del giornalismo, da scrittori e da tutti quelli spuntanti o rispuntati per l’occasione, affinché lo scrittore minacciato dalla camorra non abbandoni l’Italia, affinche si senta uno di noi! E chissà se il buon Roberto non abbia accolto con un sorriso sarcastico tanta attenzione (che non gli è mai comunque mancata) pensando al fatto che, nonostante tutte queste buone intenzioni, a lui sarà praticamente impossibile vivere normalmente in questo nostro "Bel Paese". Dunque è nostra opinione che lo scrittore faccia bene a lasciare l’Italia perché, al di là delle belle parole (se si escludono l’infelici dichiarazioni di Maroni) le istituzioni italiane e gli italiani stessi non hanno mai protetto i propri eroi, o alemeno quelli positivi. E’ una lunga sequela di nomi e di storie quella degli eroi andati per un ideale di società ben diversa dalla nostra realtà, un ideale che non si è evidentemente imposto in un paese dominato dall’ipocrisia e dal clientelismo, un paese di aspiranti premier/imprenditori, di aspiranti veline, di aspiranti tronisti, di aspiranti camorristi. E perciò è morto Enrico Mattei, perché la nostra società rifiutava l’idea di autosufficenza economica, la nosta nazione e i nostri rappresentanti si erano votati alla dipendenza dell’amico americano. Perciò sono caduti senza colpevoli, Moro e Impastato, non poteva il primo cambiare una nazione che non voleva essere cambiata, né il secondo un paesino che la mafia se la sarebbe portata dentro per anni e forse se la porta ancora. Proprio lì vicino, qualche chilometro più in là, qualche anno dopo, perciò moriva Giovanni Falcone, l’idea che la connivenza tra mafia e Stato potesse essere denunciata e condannata non era altro che una grave eresia, per cui lui e il compagno di lotta Borsellino hanno dovuto pagare l’indignazione di un regime che domina sulle nostre azioni da tempo e che adesso evidentemente non apprezza (al di là delle belle parole) il coraggioso Saviano.
 Quindi se Roberto Saviano andrà via dall’Italia non sarà per sua scelta, e non azzardatevi a credere lo sia mai stato, quello di Saviano è un esilio promosso e accettato dalla collettività, dallo stato di cose che vige in questo nostro Paese. Basti ascoltare le opinioni della gente di Casale (dal servizio delle Iene del 14/10/2008) sul loro quasi concittadino illustre, gli epiteti lanciati verso lo scrittore di cui il più gettonato è "buffone", o i "va tutto bene, a Casale si vive tranquilli altro che…" ed alcuni "qui la camorra ha fatto solo del bene". Sono pochi quelli che stanno con Saviano e che tra l’altro mettono in evidenza la mancanza di volontà da parte dello Stato di un’azione veramente efficace contro la camorra,"a che serve l’esercito per le strade se i mercanti continuano a pagare il pizzo due volte alla settimana" (estratti e tradotti sempre dal servizio delle Iene ndr)… e forse tra un paio di mesi non se ne parlerà più. E ancora più esemplari sono le dichiarazioni del ministro Maroni, "ci sono tanti altri eroi sileziosi…", come a dire che per essere amati il silenzio è una condizione fondamentale, e che quindi Saviano, evidentemente troppo "rumoroso", non ha alcuna speranza
 Quest’Italia, che ama i propri eroi silenziosi non disdegna apprezzamenti per quelli negativi e vuol diventare come loro: furbetti del quartierino, mafiosetti, camorristi, clienti e padrini, quest’Italia che li protegge e li assolve (ricordiamo Andreotti e i suoi adepti Pomicino e Gava, l’emendamento per salvare Geronzi e tutte quelle belle campagne mediatiche per permettere a chi ha il potere economico di dettare legge al di là di ogni legge…), quest’Italia che cerca sempre la strada più facile, che non vuole lavorare e che vive di speculazioni, quest’italia che aspetta di non lavorare per vivere di speculazioni ma intanto è vessata, rincoglionita dalla tele, diseducata… quest’Italia non vuole i Roberto Saviano, non vuole eroi positivi, perché, in definitiva, in loro presenza si sente tremendamente in imbarazzo. Per questo Saviano sarà mandato in esilio, per l’imbarazzo che lui e pochi altri fanno sentire alla maggioranza silenziosa.