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Una dolce gara fra panettoni, ha visto sfidarsi, ieri 16 Dicembre, presso il Gran Shopping Mongolfiera, il centro Commerciale di Molfetta, quattro pasticceri del nord barese, quattro eccellenze che hanno presentato le loro splendide creazioni.

Veri e propri gioielli creati dalle mani sapienti di artigiani che, oltre a possedere un’elevata preparazione si avvalgono anche dell’utilizzo delle migliori materie prime.

Tutte le preparazioni dei pasticceri sfidanti avevano un unico denominatore comune: preparazioni fresche e genuine.

A giudicare il miglior panettone, una giuria popolare composta da quindici clienti, sorteggiati nel centro commerciale, e una giuria tecnica composta da Nico Marzocca, Pastry chef e consulente gruppo Casillo, da Rosaria Lastella, Social Media addetta alla programmazione pubblicitaria di Gran shopping e da Marcella Squeo giornalista di Lsd Magazine.

Il tutto condotto da Tommaso Amato, noto nel mondo dello spettacolo per la sua grande esperienza nell’organizzazione e conduzione di eventi.

Prima di procedere alla degustazione, il conduttore ha presentato il libro “Matematica & Cucina”,  Formule e ricette in Puglia, un libro di Corrado Simone Binetti, docente di Matematica dell’Istituto Professionale per i servizi alberghieri di Molfetta.

Le mie due grandi passioni-ha detto il professor Binetti durante l’intervista-la matematica e la cucina hanno dato vita ad un libro. Il mio metodo di insegnare matematica motiva molto gli studenti dell’Istituto alberghiero di Molfetta, da cui escono grandissimi Chef pluristellati.

Dopodiché i quattro sfidanti pasticceri sono saliti sul palco.

Ad aprire la rassegna, Biagio Minafra del Bar Charlotte di Trani. Avvolto in una raffinata e delicata scatola rosa logata fermata dal tradizionale nastro in raso, nella sua versione più classica ricoperto di glassa al pistacchio, il panettone, ha colpito l’attenzione delle giurie.

Il Panettone al pistacchio, Cavallo di battaglia della Pasticceria Charlotte, già al taglio, ha evidenziato la sua naturale bontà. Il colore dorato ( di un dolce giallo intenso sinonimo di ingredienti di qualità, in particolare di tuorli d’uovo di galline allevate a terra e burro eccellente) insieme ad un’ alveolatura (i buchi che si vedono all’interno dell’impasto) omogenea ne hanno declarato la genuinità.

Biagio Minafra ha spiegato quanto lavoro c’è dietro la preparazione di un panettone: tre giorni solo per la lievitazione, piegatura e glassata. Infine ha elencato gli altri panettoni tipici della sua produzione (da quello tradizionale a quello crema e amarena, dall’ottimo panettone al limoncello a quello ai frutti di bosco, da quello a base di fichi, noci e uvetta, fino ad arrivare al Pandoro).

Salvatore Verdesca dell’omonimo Spazio Verdesca di Molfetta ha presentato la sua specialità Panettone ai 4 cioccolati e rhum e ha sorpreso il palato degli assaggiatori per la giusta armonia fra il liquore e il cioccolato. Specializzato anche nelle “ tettine della monaca” , il dolce tipico di Molfetta, ne ha evidenziato le differenze rispetto ai “sospiri” un altro dolce tipico del nord Barese, della città di Bisceglie ad essere precisi.

Nico De Chirico, Cibo degli Dei di Terlizzi, ha proposto il Mocaccino, panettone al caffè delizioso ma difficile da preparare visto che il caffe è un ingrediente che indebolisce il lievito.

A concludere la degustazione, Rino Ricchiuti del Caffè Rondò di Bisceglie. Prima del taglio del suo panettone, il pasticcere Rino si è soffermato in una precisa disquisizione sulla differenza fra “tette delle monache” e “sospiri” di cui lui è un produttore di eccellenza.

Ha sottolineato la presenza di ingredienti altamente naturali dei sospiri , Presidio Slow Food dal 2014, a base di farina, tuorli, zucchero e crema pasticcera ricoperti di glassa. Talmente naturali da poter essere mangiati dai bambini e a questo punto ha ribadito che l’evento al Gran Shopping e la presenza di loro pasticceri lì è anche finalizzata alla giusta causa della divulgazione di prodotti sani e di mangiare sano.

Il panettone del Caffè Rondò offerto all’assaggio delle giurie è stata una rivisitazione del panettone tradizionale con la presenza di canditi al mandarino anziché all’arancia. E anche questo panettone delizia degli Dei!

La degustazione si è conclusa con la vittoria di tutti e quattro i panettoni. Troppo buoni per poter scegliere il migliore.

Tutti e quattro i pasticceri sono stati incoronati con il Cappello Master Chef , in quanto tutti migliori realizzatori del tipico dolce natalizio, e ciascuno per aver dato quel quid in più.

A Salvatore Verdesca è andato il premio per aver saputo creare il migliore accostamento cioccolato-rum.

A Rino Ricchiuti per aver rivisitato il panettone tradizionale con i canditi al mandarino.

A Biagio Minafra, della pasticceria Charlotte, è andato il premio per la migliore consistenza dell’ impasto e per il packaging così elegante e per dipiù con all’interno una crema al per i più golosi da spalmare sulla fetta di panettone.

A Nico de Chirico il premio per essere riuscito a creare una novità : un panettone al caffè con l’aggiunta di albicocche

A giudicare da tutte queste novità di panettoni saliti sul palco a sfidarsi, viene da dire che ne ha fatta di strada il “panetùn” milanese, il tipico dolce natalizio, realizzato con burro, uova fresche , lievito madre e canditi.

Interpretato in mille versioni da abili pasticceri ormai in ogni regione d’Italia, il panettone è conosciuto in tutto il mondo.

Ma come, e dove è nato questo dolce? Le sue origini mischiano storia e leggenda.

Il panettone come lo conosciamo oggi nasce nel 1919 dalla mente di Angelo Motta, detentore dell’omonima azienda. Il pasticcere, nel 1919, riprende l’antico metodo della lievitazione naturale e rivisita l’impasto e la forma del dolce. Il panettone, così, diventa più alto, soffice e ricco di uvetta. Da allora la sua creazione conquista tutto il mondo e da più di 100 anni è un’icona tutta italiana.

La leggenda, invece, narra che il cuoco al servizio di Ludovico il Moro fu incaricato di preparare un sontuoso pranzo di Natale a cui erano stati invitati molti nobili del circondario, ma il dolce, dimenticato per errore nel forno, quasi si carbonizzò. Vista la disperazione del cuoco, Toni, un piccolo sguattero, propose una soluzione e con quanto era rimasto in dispensa – un po’ di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – cucinò questo dolce e lo offrì ai commensali che ne apprezzarono la prelibatezza. E da allora è il “pane di Tögn” (il pane di Toni).

Qualunque sia la sua origine, qualunque sia la sua storia, senza dubbio il panettone nelle sue innumerevoli versioni, rimane sempre il Re del Natale, trionfante con sulle nostre tavole.

E senza panettone che Natale è?

Foto di Denise Russo (riproduzione riservata)

Marcella Squeo

La dottoressa Marcella Stella Squeo è laureata in Giurisprudenza è una giornalista pubblicista e si occupa di cultura, spettacolo, musica e di beneficienza e volontariato facendo parte di diverse associazioni di settore.