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Approvato a larga maggioranza il lodo Alfano, da ieri è garantita l’immunità alle quattro più alte cariche dello stato. Dunque il Presindente della Repubblica, il Presidente della Camera, del Senato e da ultimo, ma non ultimo, il Presidente del Consiglio saranno uomini non più umomini, dotati cioè di uno statuto che li pone al di sopra della giustizia. Tali ex-comuni mortali si gioveranno di un decreto approvato in tutta fretta e le ragioni di tale urgenza appaiono ai più oltre modo evidenti. Si è parlato infatti della necessità di Berlusconi di bloccare il processo Mills, ma il perché il premier abbia insistito tanto per evitare il giudizio e tuttora tema meritorio di discussione e nessuno di coloro che si sono espressi a riguardo sembra aver centrato il punto. Se da una parte infatti si grida al timore del premier per una condanna a loro dire senza scampo, dall’altra si giustifica il lodo Alfano con la necessità di dare la possibilità al primo ministro di agire per il Paese senza gli ostacoli e gli impedimenti posti dalla magistratura. Niente di tutto ciò in realtà. La questione è un’altra e di natura essenzialmente pratico-economica: Berlusconi, col tempo, è diventato tirchio! o comprensibilmente si è stancato di spendere tanti soldi per la sua difesa… La cosa si era resa già evidente con le ultime campagne acquisti del Milan: pochi giocatori, alcuni eccellenti ma pagati poco, una rosa la cui ossatura principale si costituisce di arzilli vecchietti, grandi cessioni, mentre dall’altra parte di Milano Moratti spende e spande senza ritegno. Berlusconi pensa alla famiglia e si è cominciato a stancare di pagare tutti quei quattrini ai suoi legali (e quanto esosi sono costoro!), una squadra ben nutrita e capace di ogni cavillosa manovra per assicurargli l’impunità. E non si tratta di ungere solo costoro… Pensate ai supplementi per la stampa, ogni volta che al premier si accosta una notizia riguardante l’iter dei suoi processi, lo sforzo dei giornalisti e dei direttori di giornali e telegiornati si moltiplica: telefona a quello per cambiare l’inviato perché spesso dice le cose così come stanno, chiama quell’altro per modificare la scaletta, poi devi fare il regalino alle rispettive signore, offrire posti di riguardo ecc… Faticoso oltre che dispendioso.
D’altra parte ad alcuni bisogna pagare un prezzo maggiore: una candidatura, l’elezione al parlamento e quando il parlamento è saturo? Per non parlare del prezzo politico pagato agli alleati per rendere sempre più angusta la strada della giustizia. Dunque si è resa indispensabile una scelta radicale, basta! Basta spese in avvocati, basta spese supplementari per la stampa, un taglio netto e via, avanti che il tempo passa e bisogna investire quanto rimane, per il bene del Paese ovvero della familgia, la famiglia Berlusconi che possa in eterno guidarne il destino…

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LA STORIA DORME NEGLI ABISSI DELLA CALABRIA – Ansa. Nel silenzio degli abissi dormono da anni o secoli alcune centinaia di relitti attraverso i quali è possibile ricostruire la storia di numerosi scontri navali combattuti in diverse epoche. Per anni la Calabria è stata porto di approdo di navi e convogli che hanno caratterizzato la storia navale da epoche remote ed in particolare durante la seconda guerra mondiale. Molte navi raggiungevano le coste nord africane ma molte altre concludevano il loro viaggio inabissandosi nei fondali calabresi. Molti di questi non hanno nomi, non è possibile risalire ai componenti il loro equipaggio, nemeno la fata dell’inabissamento e le circostanze sono ricostruibili. E da questi interrogativi che nasce la ricerca di un esploratore e documentarista calabrese, Francesco Scavelli, che da dieci anni, consultando archivi nazionali ed internazionali delle Marine Militari, sta ricostruendo la storia, le rotte, e le modalità di affondamento dei relitti custoditi nel mare della Calabria ma non solo. "La nostra – racconta Scavelli – è ricerca che ancora continua. E’ una passione che ci spinge a scendere nei fondali marini e ad individuare le navi che sono ormai nascoste tra spugne e coralli. Dalle nostre ricerche siamo riusciti ad individuare anche imbarcazioni della tarda Magna Grecia".
Nei fondali calabresi ci sono navi da guerra spagnole, galeoni turchi. Molti sono anche i resti di imbarcazioni risalenti alla seconda guerra mondiale. La striscia d’acqua attorno alla Calabria, infatti, negli anni della seconda guerra mondiale si era trasformata in una rotta bellica. Per la precisione due, una verso i Balcani e l’altra verso l’Africa, entrambe passanti per lo stretto di Messina. In quella parte di mare si combatté la battaglia dei convogli che trasportavano spesso i rifornimenti alle truppe combattenti. Si tratta di navi inglesi, francesi, tedesche, italiane, greche e cipriote. Molte vennero colpite e scivolarono lentamente nei fondali. Al punto che una concentrazione così elevata di relitti bellici pare si trovi solo nelle acque che videro la battaglia di Pearl Harbour.
Per quando i nostri sensi non sembrano sembrano, la storia ci circonda, ci segue, in agguato ci osserva e poi ci parla, improvvisamente, risalendo dalle profondità del tempo, a volte buona, a volte cattiva maestra ci ciede d’essere attenti alle sue lezioni, per evitarci gli inabbissamenti che ad altri uomini furono destinati. Sarebbe buona cosa ascoltarla. "Galileo"

ITALIANI DIETRO LA LAVAGNA  – Virglilio. Avrà pure dato i natali a Niccolò Tartaglia, Galileo Galielei, Piergiorgio Odifreddi, ma l’Italia non brilla certo per ingegno matematico. Men che meno negli utlimi anni. I dati pubblicati dall’indagine Ocse-Pisa 2006 non fanno altro che confermare un trend ciclico. L’ultima rilevazione dettagliata ripropone esiti già noti. In precedenza uno studio realizzato dall’American Institutes for Research, effettuato tra gli studenti del primo anno nelle scuole superiori dei 50 Stati dell’Unione e in altri 45 nazioni estere, aveva ricacciato nei bassifondi della graduatoria la  Penisola, includendola tra le "peggiori della classe" nell’apprendimento di nozioni come equazioni e radici quadrate, appena dopo Olanda, Russia, Israele, Svezia.
Cina, Finlandia e Corea, paesi in vetta alla classifica Ocse-Pisa, hanno fatto registrare coefficienti d’eccellenza 548-547 (la media Ocse è intorno a 500 punti, l’Italia è a 462, seguita solo dalla Grecia, fanalino di coda).
Disaggregando i dati, oltre a quello territoriale, si registra un consistente divario tra le tipologie di scuola secondaria. Tra i licei del Nord-Est e gli istituti di formazione professionale delle Isole c’è un dislivello notevole.Un confronto tra macroaree promuove le province autonome di Trento e Bolzano e della Regione Liguria. Punteggi decisamente al di sotto della media per Sud ed isole (equivalenti, tanto per fare degli esempi, a quelli della Thailandia).
Una prima considerazione è immediata. Ad essere chiamato in causa è il sistema scolastico italiano, la cui qualità complessiva è messa sotto accusa soprattutto per la presenza di un squilibri geografici. La matematica è assimilabile non solo attraverso lo studio, ma anche attraverso l’intuito. La predisposizione verso le scienze matematiche non è esclusivamente una questione di innatismo e riguarda i metodi di insegnamento.
Arguti osservatori elogiano l’applicazione degli studenti nei paesi asiatici, che trovano assolutamente normale stare seduti e scervellarsi per fare i compiti. Assai improbabile che ciò avvenga in Italia, dove i genitori, in primis, teorizzano che il sovraccarico sia una ripicca da parte di insegnanti in preda al burnout. I dati  indicano quindi una diminuita applicazione degli studenti, bensì una ridotta capacità intellettiva e di problem solving, proprio nell’era in cui tutto è demandato alla tecnologia.
In ultima analisi, un ulteriore elemento di comprovazione arriva dai rapporti annuali del servizio nazionale di valutazione della scuola italiana e soprattutto dalle statistiche diffuse dal Miur nei mesi scorsi, per cui il 70,3% dei ragazzi che frequentano le scuole superiori ha riportato una o più insufficienze nel primo quadrimestre. La disciplina con le carenze più vistose: ovviamente la matematica.