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Primarie USA, siamo davvero in dirittura d’arrivo e la tensione fa brutti scherzi, sorpattutto all’arrcancante Hilary. Mentre Obama sembra guadagnare l’ultima curva in testa, Hilary rischia infatti di deragliare su una pericolosissima e macabra gaffe.
E’ ieri successo in sud Dakota, aveva appena detto, in un’intervista ad un giornale locale, di non volere affatto ritirarsi né di aspirare a diventare la vice del suo rivale. Poi ha proseguito: "Mio marito non ha conquistato la nomination nel 1992 finché non vinse le primarie in California a metà giugno, giusto? Noi tutti ricordiamo che Bobby Kennedy fu assassinato in giugno, in California. Non capisco…". E’ stato un momento e i giornalisti, lo staff di Hilary, chi ha ascoltato da casa, si sono immediatamente chiesti (come testimoniano i post su migliaia di blog e le home page dei principali giornali americani): Hilary aspetta che Obama venga assassinato?
Nero, giovane, affabile, ricorda il reverendo King e i due sfortunati fratelli Kennedy. Del resto l’ipotesi di un attentato a Barak Obama circola insistentemente nel web. Che gaffe Hilary!, speriamo rimanga soltanto una gaffe…
ADDIO GOLA PROFONDA – Va in pensione il reporter del Watergate. Bob Woodward lascia il "Washington Post", assieme a Bernstein fece lo scoop che provocò la caduta di Nixon. Da tempo andata, era comunque la speranza che Gola Profonda sputtanasse i misfatti dell’establishment repubblicano, soprattutto in vista delle prossime elezioni; tanto per evitare altri quattro anni di esportazioni democratiche, guerre preventive, rialzi del petrolio, violenze ed ipocrisie.
Era difatti da anni che, il coautore (insieme a Bernestein) del best seller "Tutti gli uomini del presidente" (destinato a riscuotere altrettanto successo nella versione cinematografica con Robert Redford nei panni di Woodward e Dustin Hoffman in quelli di Bernstein) si era convertito al fascino dei neo-con. Tre anni fa la redazione del Post gli ha fatto la guerra quando si è scoperto che per mesi e mesi aveva tenuto nel cassetto i segreti del Cia-gate, lo scandalo sullo smascheramento della spia della Cia Valerie Plame ad opera di gole profonde dell’amministrazione Bush, protetta da Woodward in virtù della sua amicizia "giornalisticamente scorretta" con la Casa Bianca. Oltre ad aver creduto ciecamente alla tesi delle armi di distruzione di massa promossa dal presidente Bush per "vendere" la guerra in Iraq, avrebbe più volte abdicato al suo leggendario spirito critico per assicurarsi l’accesso nei palazzi del potere, Casa Bianca in testa. Woodward ha intervistato Bush ben quattro volte per un totale di oltre sette ore: un record senza precedenti che gli è fruttato tre dei suoi 12 besteller: Bush at War (2002), Plan of Attack (2004), e State of Denial: Bush at War, Part III (2006). Due anni fa il critico dei media del suo stesso giornale, Howard Kurtz, lo accusò di aver tenuto nel cassetto per mesi numerosi scoop invece di darli al Post, per usarli più tardi nei suoi lucrosi libri.
NUCLEARE CHE VA, EOLICO CHE VIENE – Repubblica.it– Il 2007 è stato l’anno del sorpasso: a livello globale, dal punto di vista dei nuovi impianti, l’eolico ha battuto il nucleare. L’anno scorso sono stati installati 20 mila megawatt di eolico contro 1,9 mila megawatt di energia prodotta dall’atomo. E’ un trend consolidato destinato, secondo le previsioni, a diventare ancora più netto nei prossimo quinquennio. Ma non basta. Per la prima volta l’eolico ha vinto la gara anche dal punto di vista dell’energia effettivamente prodotta.
La tendenza è consolidata anche dal risveglio del gigante americano. Il 30 per cento di tutta la potenza elettrica installata durante il 2007 negli Usa viene dal vento e il dipartimento federale dell’energia prevede che entro il 2030 l’eolico raggiunga negli States una quota pari al 20 per cento dell’elettricità creando un’industria che, con l’indotto, darà lavoro a mezzo milione di persone.
Nonostante le scelte dell’amministrazione Bush, che ha incentivato con fondi pubblici la costruzione di impianti nucleari, negli Stati Uniti l’energia dall’atomo resta invece ferma da trent’anni: l’ultimo ordine per una nuova centrale risale al 1978.
In attesa della quarta generazione di reattori nucleari, che però deve ancora superare scogli teorici non trascurabili e non sarà pronta prima del 2030, le stime ufficiali prevedono una diminuzione del peso del nucleare nel mondo. La Iea (International Energy Agency) calcola che nel 2030 la quota di elettricità proveniente dall’atomo si ridurrà dall’attuale 16 per cento (è il 6 per cento dal punto di vista dell’energia totale) al 9-12 per cento.
Intanto in Italia, terra di vento e di sole, si discute sulla reintroduzione del nucleare, quando si dice non essere al passo coi tempi…