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"clown"Una volta bastava poco, bastava una battuta arguta, una punta d’ironia in una frase ben preparata, il viso stralunato di un attore, una gag studiata e dai tempi comici impeccabili. Adesso non rido più, mi chiedo se non ho qualche problema. Ad esempio, i programmi in tv cosiddetti comici, non mi fanno più ridere. Colorado café per me è un mistero, ho provato vi giuro a seguirlo dall’inizio alla fine. La reazione a quelle battute è stata l’imbarazzo. Sì, un forte imbarazzo, come se avessero detto qualcosa per cui mi venisse istintivo provar pena per loro. Dev’essere qualcosa di grave, una grave anomalia del mio spirito, non riesco a ridere nemmeno di Striscia. Tutti quegli, in teoria, esilaranti rumori, quando si fan beffe dei personaggi pubblici, quelle imitazioni… non mi scatenano niente… non mi provocano nemmeno un sorriso, bensì un ghigno mi si stampa un volto… forse è il segno che in me qualcosa non va.


Mio Dio, nemmeno Mai dire… ehm… quello che è!, mi fa più ridere e pensare che un tempo mi sganasciavo con Aldo Giovanni e Giacomo, con Gnocchi e Teocoli, Albanese, Bisio. Già, Bisio, provo quindi  a ricorrere a Zelig, ma niente… Le battute mi sembra già di conoscerle prima ancora che le pronuncino, gli scketch con la Incontrada appaiono scontati,  anche tutte quelle faccie buffe, quelle smorfie e tutti quei tormentoni irresistibili… irresistibili per altri, non per me! Sono davvero malato, tanto più che una volta ridevo veramente, ridevo di cuore! Mi ricordo, ad esempio, quante risate ho dilapidato sull’Ottavo Nano, ripensando a Rieducational Channel mi viene in mente l’immagine di me, piegato in due senza più fiato. Eppure non devo sforzarmi molto per ricordare l’ultima volta che ho riso di gusto guardando la tv, stavo vedendo…  Decameron di Luttazzi, ma poi, chissà perché, non è andato più in onda e da allora la malattia si è impossessata di me, e non riesco a mostrare più i denti (nel senso più giocoso), niente più mi stimola al buon umore, ricado nella più nera disperazione quando provo ancora a cimentarmi con la tele, magari vedendo le sit com italiane, oppure i siparietti inscenati nelle trasmissioni sportive come Guida al campionato, o le commedie americane piene di parolacce e tette finte. Tutto è vano e non c’è altra conclusione: sono malato! E se non fosse colpa mia? Se in quella scatola magica non ci fosse più niente da ridere, se tutto fosse diventato solo più demenziale, banale e semplicistico. Ma no, che mi viene in mente! E’ un pensiero talmente fallace da non poter essere altro che un altro nefando effetto del mio malanno. Qualcuno però, mi ha suggerito una cura: il prossimo film di Vanzina o di Neri Parenti, con quei due lì così simpatici, Boldi e De Sica. Chissà se riusciranno nel miracolo, magari come ci riuscivano Troisi e Benigni. Chissà, perciò “non mi resta che attendere”, sperando si non piangere.

Antonio Sasso