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Stefano Paolini
, membro dell’Accademia Apulia UK, ha una grande passione: la storia, in particolare la Seconda Guerra Mondiale e gli eventi che hanno caratterizzato l’internamento di soggetti italiani residenti in Gran Bretagna, definiti ‘Enemy Aliens’. Un britannico di origine italiana con solide radici a Londra, Stefano, un ricercatore appassionato, ha raccolto un patrimonio di testimonianze del periodo 1939-1940, fino al momento in cui Churchill diede il triste ordine di "Collar the lot" – metteteli tutti al guinzaglio.
Abbiamo incontrato Stefano Paolini al quale abbiamo posto alcune domande riguardanti gli eventi che portarono a una delle meno conosciute tragedie umane della Seconda Guerra, la SS. Arandora Star.

Nel corso del 20° secolo, la più importante esportazione dall’Italia è stata la gente, emigranti in cerca di benessere. Intorno al 1850 in Gran Bretagna si formò una grande comunità. Cosa puoi dirci di questi pionieri?

Erano tutti provenienti da famiglie povere – mezzadri, che andarono a lavorare nelle città dei ricchi vicini europei come Germania, Francia e Gran Bretagna.

Da quale parte d’Italia provenivano e dove esattamente si stabilirono in Gran Bretagna?

La maggior parte di essi vennero dal nord Italia, dalla Toscana e dall’Emilia Romagna. A quei tempi, un giovane sarebbe stato alle dipendenze di un capo, di solito proveniente dal suo stesso paese, ma che aveva avuto la fortuna di creare un esercizio, solitamente di genere alimentare. L’obiettivo della maggior parte di questi lavoratori era quello di fare una ‘gavetta’ per poi un giorno avere un esercizio proprio. Quindi succedeva che mandavano a chiamare familiari e amici dai loro villaggi per iniziare così una nuova vita e, al tempo stesso, contribuendo al successo di imprese italiane nelle citta’ di Londra, Peterborough, Manchester, Liverpool, Edimburgo, Glasgow, Cardiff, etc. Questo fenomeno è noto come la migrazione a catena.
A Londra, intorno al 1850, Little Italy, con Clerkenwell come epicentro, divenne fulcro della comunità italiana, ai quei tempi grande abbastanza da costruire la propria chiesa – San Pietro (1863), l’unica basilica in Gran Bretagna.

Gli emigranti italiani furono ben integrati, ma quale incidenza ha avuto la Seconda Guerra su queste comunità presenti in Gran Bretagna?

La coscrizione nazionale del 1939 fece sì che i figli nati in Gran Bretagna da molte famiglie italiane vennero arruolati nell’esercito britannico. Sia le famiglie inglesi che quelle italiane vissero gli stessi disagi come coprifuochi e razionamenti.

Inglesi e italiani vissero davvero in armonia – come vicini di casa? Certamente, questo sentimento non era condiviso dal Gabinetto di Guerra?

No, non venne condiviso affatto. Con l’annessione tedesca dell’Austria e l’invasione della Cecoslovacchia, migliaia di rifugiati chiesero asilo in Gran Bretagna. Il governo britannico ebbe timore che vi fossero spie naziste all’interno di questi gruppi di rifugiati. Chamberlain e il suo governo introdusse un sistema giurisdizionale mediante il quale tutti gli stranieri presenti in Gran Bretagna furono automaticamente considerati colpevoli fino a quando, obbligati a presentarsi in tribunale, avrebbero dovuto dimostrare la loro innocenza. Per gli italiani le cose furono leggermente diverse perchè l’Italia e la Gran Bretagna non erano ancora in guerra – gli italiani residenti in Gran Bretagna furono semplicemente tenuti a registrare i loro nomi con la stazione di polizia locale.

Ma non è anche vero che i servizi segreti, MI5, avevano già un elenco di nomi tedeschi e italiani che, secondo loro, rappresentavano un pericolo per la sicurezza nazionale?

Sì, è proprio vero. MI5 era in possesso di una lista di 1500 nomi italiani, cioè i nomi di coloro che erano iscritti ai Littorios (circoli sociali istituiti da Mussolini all’estero) e ne raccomandava il loro internamento nel momento in cui l’Italia fosse entrata in guerra.

… cioe’ nel 1940.

Sì, il 10 giugno 1940 Benito Mussolini dichiarò guerra alla Gran Bretagna. Ci furono ripercussioni immediate per gli italiani residenti in questo paese, indipendentemente dal fatto che alcuni di essi avevano trascorso tutta una vita qui, i cui figli erano arruolati e al servizio dell’esercito britannico.

"Stefano"Collar the lot" – metteteli tutti al guinzaglio, fu la reazione immediata di Churchill alla dichiarazione di guerra di Mussolini. Cosa comportò questo ordine per le comunità italiane in Gran Bretagna?

Churchill decise che la lista di MI5, di 1500 uomini italiani non era sufficiente a garantire la sicurezza nazionale. Con l’ordine di ‘collar the lot’ ogni uomo italiano tra 16 e 70 anni era soggetto ad arresto immediato. Conseguentemente, molti esercizi italiani divennero bersaglio nemico che teppisti vandalizzarono per appropriarsi delle merci. E ci fu un ulteriore sgomento quando le vittime, avendo chiamato la polizia, anziché arrestare i teppisti responsabili del saccheggio, arrestarono i proprietari dell’esercizio.

Ma non erano questi poliziotti gli stessi vicini di casa, o gli stessi compagni di gioco che ora ammanettavano i propri amici?

Sì, alcuni erano stati amici d’infanzia, gente i cui poliziotti conoscevano da una vita. Gli ufficiali si scusarono, spiegando che sarebbero stati liberati dopo un paio di giorni, che si trattava di una formalità. Ma non fu cosi. I prigionieri furono trasferiti in centri di accoglienza improvvisati, come per esempio l’ippodromo di Lingfield Park (dove i detenuti dormirono nei box per cavalli!) e poi accolti in campi di smistamento. Il più cattivo tra essi fu Wharf Mills a Bury (Contea di Lancashire), una fabbrica abbandonata infestata di ratti in cui vennero ospitati 5000 rifugiati (due volte la sua piena capacità). L’Amministrazione di questi campi è stata caotica e la cattiva ortografia dei nomi italiani compromise la precisione dei registri.

In quale maniera si fece avvalere la convenzione di Ginevra sui diritti umani?

Abbastanza male. Agli internati venne rifiutato il diritto di leggere giornali e ascoltare la radio, quindi negando loro il diritto di sapere quanto stesse accadendo ai propri cari.
L’ordine di Churchill "Collar the lot" portò all’arresto di uomini che avevano sacrificato la loro vita per la libertà. Uberto Limentani che aveva lavorato come traduttore per la propaganda anti-fascista televisiva della BBC era tra i prigionieri. Anche soggetti naturalizzati britannici furono arrestati, tra cui un uomo il quale fu tenuto sotto sorveglianza dal proprio figlio – un ufficiale dell’esercito britannico.

Tornando ai campi di detenzione – non furono i prigionieri infine spediti in Australia?

Sì, ci fu una decisione del Gabinetto di Guerra di deportare internati ritenuti ‘pericolosi’ per il Canada e l’Australia. Un totale di 8000 uomini, furono deportati con diverse navi.
Il 1 ° luglio 1940, la Stella SS Arandora, trasportando 1.571 internati tedeschi, austriaci e italiani intraprese il lungo viaggio verso un campo di internamento canadese.

Prima della Seconda Guerra Mondiale, l’Arandora Star era stata una nave da crociera di lusso, trasportando 354 passeggeri di prima classe per il Mediterraneo, e da Venezia ai fiordi norvegesi. I tanti nastri che ne adornavano i mastri le diedero il soprannome della torta nuziale. La nave era nota ad alcuni degli internati. Uberto Limentani ricordava di averla vista ormeggiata a Venezia qualche anno prima e ricordava, come si era detto, che un giorno avrebbe senz’altro voluto fare una crociera a bordo di questa bella nave. Mai avrebbe immaginato che sarebbe salito a bordo cosi presto – da detenuto!

Ora ormeggiata a Liverpool, i nastri non c’erano più, e il suo esterno una volta bianco era stato verniciato in grigio. I ponti erano separati e grovigli di filo spinato ricoprivano il perimetro della nave e bloccavano ogni via di emergenza. Un cannone era stato montato a poppa a difesa contro velivoli. Senza scorta e senza una croce rossa che potesse indicare il trasporto dei civili, la nave salpò da Liverpool sotto il comando del capitano Edgar Wallace Moulton.

IL RACCONTO DELLA TRAGEDIA

Il 2 luglio 1940, 75 miglia al largo della costa nord-occidentale d’Irlanda, l’Arandora Star fu colpita da un siluro lanciato da un U-47 tedesco. Ci vollero 35 minuti prima che l’Arandora Star affondasse. Trentacinque minuti di tragedia umana. 841 persone perirono.

446 internati italiani
243 internati tedeschi e austriaci
42 personale di equipaggio
97 guardie militari
12 ufficiali
Il capitano Edgar Wallace Moulton

L’affondamento della Arandora Star SS è macchia indelebile della storia marittima.
La nave trasportava un migliaio di passeggeri oltre la sua normale capacità, provvista di giubbotti e scialuppe di salvataggio sufficienti solo per un terzo dei passeggeri a bordo. Le testimonianze dei sopravvissuti descrivono le guardie militari come incapaci, non preparati ad una emergenza di questa portata – alcuni non sapevano nemmeno nuotare. Coloro che furono in grado di raggiungere le scialuppe dovettero circumnavigare le recinzioni del filo spinato che li separavano dalla salvezza – solo sette su dodici barche di salvataggio si riuscì ad abbassare in acqua. E i passeggeri che riuscirono ad arraffarsi i giubbotti di salvataggio, si tuffarono, ignoranti delle altezze vietate, spezzandosi immediatamente il collo.

Mentre la nave continuava a listare, gli specchi coperti che circondavano la sala da ballo caddero sui passeggeri provocando gravi ferite. C’erano i figli che non si posero in salvo per non abbandonare i loro padri feriti, e molti passeggeri non sapevano nuotare. Ad un certo punto, mentre la nave affondava sempre più, il cannone a poppa ruppe gli ormeggi trascinando verso il basso il filo spinato, che a sua volta trascinò con se gli uomini ancora aggrappati alla nave.

Ora le scialuppe di salvataggio furono impegnate a soccorrere i superstiti – alcune delle guardie inglesi soccorrevano solo i britannici, prima di ricevere l’ordine di soccorrere tutti i sopravvissuti. Un cacciatorpediniere canadese HMCS St. Laurent (H83) accolse tutti i superstiti.

Che ne fu di 586 sopravvissuti?

250 sopravvissuti italiani furono portati a Greenock, in Scozia; 50 persone gravemente ferite andarono in ospedale prima di raggiungere il campo di internamento dell’Isola di Man. Tuttavia, 200 internati ritenuti abili al viaggio, dopo 8 giorni di sosta, vennero imbarcati su un’altra nave, la Dunera SS, volta per l’Australia dove furono internati per cinque anni.

… tutto questo e la guerra non era neppure iniziata!

Proprio così.

Qual è stata la reazione della Gran Bretagna quando ha appreso della tragedia della SS Arandora Star?

Fu il Telegraph a pubblicare la notizia: ‘Arandora Star è stata silurata e affondata – 841 morti’. L’Articolo descriveva i morti come nazisti e fascisti.
Lord Snell venne incaricato di condurre un’inchiesta sulla tragedia. Egli riconobbe che il criterio di selezione degli internati italiani non era stato accurato. Tra coloro a bordo della SS Arandora Star c’era un certo numero di non-fascisti e gente di cui ‘simpatia era verso la Gran Bretagna’.
Il rapporto dell’inchiesta che nasconde molte inettitudini, non fu mai pubblicato, ma la sua ridicola conclusione fu che, nonostante la tragedia, gli ufficiali responsabili degli internamenti aveva fatto un buon lavoro.
Il capitano della Stella SS Arandora, Wallace Moulton, è stato insignito con la medaglia del Lloyd’s War Medal.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.