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"depero"La mostra, allestita presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e curata da Stefania Frezzotti, approfondisce con 170 opere provenienti dalle collezioni di tutta Europa, il periodo dell’età giolittiana, dai primi anni del Novecento alla Grande Guerra. Mentre rivendicazioni sociali e politiche si intrecciano all’esigenza di rinnovamento culturale, le forze più giovani e innovative del mondo intellettuale (artisti, critici, letterati)  si interrogano sul concetto di modernità e di avanguardia, su riviste come La Voce e Lacerba e promuovono iniziative intese a dare una dimensione più europea e meno provinciale al sistema ufficiale dell’arte italiana.

I centri della rivolta antiaccademica sono Roma e Venezia dove la polemica si rivolge ai criteri conservatori e oligarchici che regolano le esposizioni ufficiali degli Amatori e Cultori e della Biennale, ma coinvolge anche Milano, Firenze, Napoli.

Il percorso espositivo si apre con il fregio decorativo che Edoardo Gioia realizza per il Padiglione delle Feste all’Esposizione Internazionale di Roma nel 1911 e che si intitola L’Italia vittoriosa con la Forza e con l’Intelligenza. Il fregio appena restaurato viene ora esposto integralmente per la prima volta. I temi, l’iconografia e il titolo dell’opera sono indicativi del crescente clima nazionalista che prelude all’ingresso in guerra del Paese e ai successivi sviluppi.

Nelle sale adiacenti si torna al 1905, quando Boccioni e Severini organizzano nel foyer del Teatro Costanzi di Roma la prima Mostra dei Rifiutati con le opere escluse dalla rassegna annuale degli Amatori e Cultori. Fra queste vi è il Chiostro di Boccioni che mostra la piena adesione del giovane artista al linguaggio divisionista del suo maestro Balla.

Sono presenti nel percorso anche gli studi preparatori del Quarto stato di Pellizza da Volpedo, opera permeata di inquietudini sociali e ideali egualitari, mentre il Ritratto di Tolstoj è un tributo di Balla allo scrittore russo appena scomparso che, dopo aver rinnegato le proprie origini aristocratiche, aveva fondato le prime scuole per i figli dei propri contadini.

Le successive sezioni presentano una panoramica sulle ricerche artistiche europee più avanzate dalla fine dell’Ottocento alla Prima Guerra Mondiale. Vi sono opere di autori come Von Stuck, Hodler, Klimt e Minne, tra i fondatori di quelle associazioni antiaccademiche che a Monaco, Vienna, Berlino, prendono il nome di Secessione e che accolgono anche italiani come Medardo Rosso e Segantini, la cui modernità verrà apprezzata tardi in patria. Motivi secessionisti penetrano in Italia a partire dagli anni Dieci, quando Klimt è protagonista della Biennale e del Padiglione Austriaco presente all’Esposizione internazionale di Roma. Riecheggiano Klimt opere come il Convegno mistico del muranese Vittorio Zecchin o La preghiera di Felice Casorati.

L’ufficialità dell’arte a Venezia è rappresentata dalla Biennale, la cui prima edizione risale al 1895 e rispetto alla quale si pone dialetticamente la politica artistica della Galleria Comunale di Ca’ Pesaro, col Direttore Nino Barbantini che offre i propi spazi agli autori più radicali dell’epoca come Martini, Rossi, Marussig, Garbari.  A Ca’ Pesaro Umberto Boccioni nel 1910 tiene una delle sue prime personali, con opere ancora divisioniste, nello stesso anno in cui l’artista sottoscrive il Manifesto tecnico della pittura futurista.

Il dissenso a Roma prende il nome di Secessione e richiama gli analoghi movimenti europei, raccogliendo  artisti uniti più che da una comune poetica, dall’esigenza più generica di modernizzare e rendere internazionali le mostre della Capitale, ponendosi come alternativa alla Biennale veneziana, la cui prima edizione vede rappresentati soprattutto i divisionisti romani. Figure femminili in interni borghesi sono riscontrabili in opere di Arturo Noci, Camillo Innocenti, Armando Spadini, dimostrando come la Secessione sia una linea evolutiva più che opposizione al passato. Gli stessi artisti sono coinvolti nella decorazione degli ambienti espositivi.

L’esperienza secessionista romana ha il merito di rivolgere l’attenzione verso le avanguardie europee.

Alla prima Secessione sembravano dover partecipare anche i Futuristi. Balla in questi anni compie studi per sintetizzare luce e velocità in forme triangolari intersecate, come Compenetrazione iridescente del 1912. Queste costituiscono un motivo ricorrente nei suoi bozzetti per il manifesto della Secessione. I futuristi sono in quel periodo reduci da un fortunato giro in Europa, e rappresentano l’avanguardia “antipassatista”, mai sposata realmente dalla Secessione. I Futuristi troveranno altre sedi per le loro esposizioni: il Teatro Costanzi di Roma, la Galleria futurista di Giuseppe Sprovieri. Opere come Sviluppo di una bottiglia nello spazio di Boccioni, la Rivolta di Russolo, Expasion de la lumière (centrifuge et centripète) di Severini, hanno una portata rivoluzionaria che comporta il ripensamento di tutte le forme del vivere comune, dalle metropoli progettate da Sant’Elia e Chiattone alla camera per bambini di Balla.

L’interventismo futurista precede la Prima Guerra Mondiale: ne sono testimonianza le sintesi astratte di tricolori nelle opere di Balla, come Dimostrazione XX settembre, del 1915.

La figura umana, in questo periodo, scompare anche dalle tele di Giorgio De Chirico che da pochi anni svolge ricerche metafisiche come La torre rossa, del 1913.

Con la Grande Guerra molti artisti si arruolano e cessano le mostre di Ca’ Pesaro, si interrompe la Secessione, la cui quarta e ultima edizione, del ’16, viene ospitata negli spazi ridotti del Palazzo delle Esposizioni, ormai adibito a magazzino militare.

La mostra resterà aperta fino al 15 febbraio 2015.

SECESSIONE E AVANGUARDIA. L’arte in Italia prima della Grande Guerra, 1905-1915
ROMA, Galleria Nazionale d’Arte Moderna
31.10.2014- 15.02.2015
Viale delle Belle Arti 131- Via Gramsci 71.
Martedì-domenica 10.30-19.30

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.