Tempo di lettura: 3 minuti

"h2"Il meandro si ripete. Geometrie su geometrie, angoli su angoli, quasi delle greche. Piccole, poi ampie, oggi tutte sui toni del beige. Ma ecco anche qualche piccola foglia. E un motivo più gentile, a stelline. A occhi non esperti potrebbero sembrare solo francobolli di tessuto. “Invece sono i ricami più antichi mai ritrovati in Italia", racconta Maria Concetta Laurenti, l’archeologa dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, che per un anno ha guidato il team di esperti alla scoperta di quelli che oggi sono diventati "I ricami del guerriero". Un’operazione condotta in sinergia con la Soprintendenza Archeologia della Puglia, i cui risultati saranno presentati a Roma in un seminario di studi all’ISCR insieme ai preziosi reperti.

"Tutto inizia nel 2012", racconta la Laurenti, quando uno scavo guidato dall’archeologa Marisa Corrente a nord est dell’antica città romana di Herdonia, nel foggiano, esattamente nella necropoli in contrada Cavallerizza, un tempo abitato daunio, riporta alla luce due tombe a fossa d’inizio IV secolo a.C. La prima è di una donna ed è ormai quasi spoglia. La seconda, invece, pur depredata e confusa nella stratigrafia, conserva i resti di un uomo tra i 30 e i 35 anni. Forse un parente. Certo, intuiscono gli archeologi, un guerriero di alto rango. "A testimoniarlo – racconta Laurenti – era la posizione elevata della tomba e il corredo deposto accanto al corpo": una schiera di ceramiche a geometrie colorate tipicamente daunie e una panoplia di armi. In verità sui tavoli dell’ISCR dalla Tomba 382 arriva più che altro una pioggia di "pacchetti di terra con materiali stratificati"."h3"

L’elenco dei reperti è lungo: 70 frammenti di tessuto, 29 lignei, 250 di lamine bronzee, 4 manufatti torniti. “La parte più difficile è stata proprio lo ‘spacchettamento’". Riuscire cioè a dividere materiali e terra, senza distruggere ciò che già miracolosamente era sopravvissuto a più di duemila anni di storia. E’ servito un anno di lavoro (con fondi Mibact-Lotto e Confederazione Svizzera), un team di 8 specialisti, l’aiuto degli allievi dell’Istituto e gli occhi incollati al microscopio di due diplomati come Emiliano Catalli e Monica Pastorelli. E finalmente i pacchetti di terra iniziano a ‘parlare’. I manufatti lignei si rivelano frutti: "due ghiande e un pomage, forse per un rituale funerario". Ecco le spade in ferro con impugnatura in avorio e parte della barella su cui era deposto il defunto. Ma la sorpresa più grande è tra i tessuti: sette cinturoni in bronzo, oggi parzialmente ricostruiti, non indossati ma distesi. E quel drappo in cui erano avvolti, secondo un rituale che enfatizzava il rango del proprietario. “Non sempre siamo riusciti a separare tessuto e ferro – dice Laurenti – e due manufatti erano troppo mineralizzati per essere toccati. Uno potrebbe essere un sudario. Ma quel drappo in lana è panoplia da parata". Ed ecco la seconda sorpresa: "il bordo è ricamato con fili di lino". Sono piccoli frammenti (il più grande appena 15 centimetri), ma se nel nord Europa si annoverano ritrovamenti di età celtica, come a Hochdorf, o in Grecia di età classica, "i ricami del "h"guerriero di Herdonia sono i più antichi mai recuperati in Italia".

Una scoperta che fissa nuovi paletti temporali, perché, ad esempio, "dalle fonti sappiamo che anche le vesti dei Romani erano decorate. Ma non so se con fili o disegni". Ora i ricami del guerriero attendono di tornare in Puglia in due innovativi climabox ideati dall’ISCR, ma già lanciano nuove sfide agli studiosi. "Non sappiamo ancora se fossero tinti. Nè la tecnica usata dai Dauni" conclude Laurenti.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.