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"red-sparrow-jennifer-lawnrece-4"Red Sparrow thriller spionistico diretto da Francis Lawrence è balzato immediatamente al primo posto del box office italiano.

La novità della pellicola sta nel fare recitare  attori occidentali in ruoli di cittadini russi facenti parte principalmente dell’ambiente spionistico.
La protagonista Jennifer Lawrence è ricalcata da personaggi femminili di film iconici degli anni Novanta come Nikita e Nome in Codice: Nina.
La Lawrence interpreta un’affermata étoile del  teatro Bolshoi di Mosca alla quale un incidente di scena (procuratole da una rivale) interrompe drammaticamente  la carriera.
La giovane donna, con madre gravemente ammalata a carico, viene costretta da uno zio ( tale Vanya, ma niente a che vedere con quello di Cechov..) che milita nei servizi segreti a un arruolamento forzato all’interno di essi, per diventare una Sparrow, ovvero un’agente senza scrupoli,  o meglio priva di  tabù sul  piano sessuale.
Infatti in una sorta di "accademia" la cui insegnante-Direttrice  è la fredda (ma con  inattesi  risvolti umani)  Charlotte Rampling si impara che la disponibilità sessuale è la chiave per accedere ai  segreti dell’animo umano, dunque per diventare perfette agenti, o spie, bisogna accettare con aplomb qualsiasi situazione scabrosa, soggiacendo anche a violenze carnali. O imparando a concedersi a chiunque per carpirne i  fatali segreti, che poi porteranno ad averla vinta su  qualsiasi   avversario…
La pellicola ha di interessante che i vari passaggi, da quelli più oscuri ai più ovvi  vengono poi  illustrati, o meglio riassunti, dai suoi personaggi,  ma in particolare da tre di essi.
 Essi sono :la già citata Rampling, la stessa Lawrence (a metà film) e verso il finale Jeremy Irons nei panni di Vladimir, un ligio e anziano  agente dei servizi segreti con un’acredine pregressa verso i vertici, causa un drammatico risvolto familiare. La citata accademia-nave scuola assomiglia così al castello del film Histoire d’O, regno di nequizie e perversioni sessuali, mentre la scena vira da una Mosca moderna e tecnologica, oppure classica (Teatro Bolshoi ) all’Est Europa (Ungheria) paese nel quale l’eroina Dominika (detta Diva) si sposta o …viene spostata, perché testimone forzata di numerosi intrighi e dunque parte attiva nel dover tentare di dipanare imbrogliatissime matasse.
Si è voluto riprodurre un clima da "guerra fredda" laddove i Russi sono comunque e sempre coloro i quali si muovono  basicamente   con sordida  crudeltà, mentre gli americani, capitanati dall’agente della Cia  Nathalien Nash (Joe Edgerton) sono gli "umani".
Una battuta della sceneggiatura pronunciata da Nash  recita infatti: "noi statunitensi non ci  saremmo mai comportati così ‘ (perché i sovietici sono spietati negli ammazzamenti o nelle torture, etc)..
Ovviamente si potrebbe dare un altro titolo al tutto: La Spia che mi amava. Infatti la bella russa ha una storia d’amore con "l’uomo della Cia" e qui contano i dettagli.
 Ovvero: la freddezza del carattere (anche se indotto dall’addestramento) della bella  Dominika si evidenzia nel primo rapporto sessuale, quando è lei a reggere l’amplesso   e consumare rapidamente il tutto stando "sopra", mentre  a "storia  avviata" è lui a fare la parte del macho  in un rapporto  consumato di fronte al lavandino.
Sono dettagli, appunto, ma contano. Anche perché il film nella seconda parte si trasforma in uno scenario    d’azione già più classico, ovvero stereotipato. Dunque la sua forza sta nella  riproposizione   raffinata di
canoni  noti   che  situano   il presente accanto a  retaggi ormai dimenticati (appunto, la guerra fredda) per ri-mescolare    il materiale  con  l’introduzione di nuove paure e scenari possibili, ma in realtà impossibili . Questo  perché l’opera pur nel suo felice   allestimento   (ottima la regia)   risulta fiction allo stato puro, completata  da elementi reazionari.
Tra gli attori spicca Matthias Schoenarts, dal volto ambiguo e  credibilmente russo, ma è in realtà belga, nella parte del perfido zio della protagonista. Il tutto è tratto da un romanzo dell’ex agente Cia Jason Matthews.
Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.