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"ravaNel periodo in cui abitavo a New York, ogni tanto andavo a casa di João Gilberto, mi portavo la tromba e suonavamo un po’; lui mi diceva sempre “Ma perché voi musicisti di jazz suonate tutte queste note? Cerca di fare solo le note necessarie, elimina tutto il resto”. In effetti aveva ragione, i jazzisti tendono a essere logorroici, più note fanno più sono contenti, quindi questa idea di togliere le cose inutili non era un cattivo suggerimento. Ovviamente suonare solo le note necessarie è impossibile, però è davvero un bell’obiettivo.” (Enrico Rava)

Da qualche tempo non possiamo fare a meno di ipotizzare che uno dei principali compiti autoassegnatosi da “Nel gioco del jazz”, l’associazione barese capitanata da Roberto Ottaviano, Donato Romito e Pietro Laera, sia quello di portare a Bari delle autentiche leggende viventi del genere musicale da noi tanto amato; è accaduto molto spesso in passato ed il miracolo si è ripetuto nei giorni scorsi quando, a conclusione della annuale mini rassegna inserita nell’ambito della ventisettesima edizione di Bari Hi-End, la manifestazione dedicata agli audiofili, sono saliti sul palco del Nicolaus Hotel due assoluti mostri sacri del calibro di Enrico Rava e Joe Lovano, due artisti che hanno scritto ed ancora scrivono la storia del jazz moderno, mossi sempre da una inestinguibile passione e da una altrettanto inesauribile curiosità verso il futuro, verso nuove sonorità e terre inesplorate, due musicisti unici che nobilitano gli incerti tempi in cui ci è dato di vivere.

A capo di un gruppo delle meraviglie che annovera gli statunitensi Dezron Douglas al contrabbasso e Gerald Cleaver alla batteria, nonché – last but not least – il nostro Giovanni Guidi al pianoforte, il sax tenore di Lovano e la tromba di Rava sono tornati ad incrociarsi in tour dopo più di vent’anni, replicando uno straordinario incontro di due anime e dimostrando che il tempo non è trascorso per loro, se non per migliorarne le già note infinite doti; invero, non c’è stato un momento, un solo momento, del set, costruito principalmente su musica dei due band leader con l’aggiunta di qualche notissimo standard (splendida la versione di “Estate” che Rava introduce celiando sull’eccessivo caldo e rinominandola “Speriamo che quanto prima arrivi l’inverno”), in cui non ci sia stato un esaltante scambio di intense vibrazioni positive tra il palco e la platea, ma anche tra gli stessi musicisti, dimostratisi in assoluto stato di grazia. Durante tutto il concerto, come sempre introdotto dall’ottimo Maestro Ottaviano, Enrico e Joe non si sono limitati ad eseguire, da par loro, i brani sottratti ai loro repertori, ma sono riusciti a donare agli stessi nuova luce, dimostrando ancora una sorprendente capacità di segnare gli animi con le caratteristiche sonorità, ormai dei veri marchi di fabbrica per entrambi. Grazie anche all’energico quanto perfetto drumming offerto da Douglas e Cleaver, una macchina di deflagrante potenza, i nostri eroi sono apparsi ispirati, spesso persino esaltati, coinvolgendo in tale febbre creativa anche il giovane Guidi, talvolta finanche capace di rubare la scena ai Maestri, producendosi in inebriati ed inebrianti solo. Un concerto appagante come raramente accade, ora impetuoso, ora sognante, ma sempre travolgente, coinvolgente ed emozionante, difficilmente eguagliabile, che si colloca di forza tra le cose migliori realizzate dai due artisti negli ultimi tempi e che, attingendo alla più pura fonte del jazz, per una sera ci riconduceva all’essenza della musica stessa.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.