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Tutti parliamo d’amore e tanto. Ma la verità è che l’amore e la felicità non esistono! Lo diceva nel 1920 il drammaturgo austriaco Arthur Schnitzler in una scandalosa opera teatrale che, in questi giorni, torna in scena nella Capitale. Gaia De Laurentiis, Lorenzo Costa, Giovanni Guardiano, Vincenzo Schirru, Simone Lambertini, Nicola Paduano e Federica Ruggero ricreano splendidamente, sul palco del Teatro dell’Angelo, le atmosfere trasgressive e insieme brutalmente ironiche del “Girotondo”.

Senza un vero intreccio, la pièce si compone di dieci scene apparentemente autonome ma legate, a coppie, dalla presenza di uno stesso personaggio. Ognuna aggiunge un pezzo al puzzle di un Amore ‘puro’ impossibile da realizzare. Uno dopo l’altro, gli incontri/scontri tra uomini e donne diverse invadono il palcoscenico, creando un turbine di sentimenti, ipocrisia, solitudine. Che sia cercato e fatto da una prostituta, da una donna per bene, da un soldato o da un Conte, l’amore si riduce sempre ad atto sessuale, a gesto che cerca disperatamente di riempire un vuoto interiore senza però riuscirci. Amore sacro e profano si confondo, mettendo a nudo quelle convenzioni sociali (come il corteggiamento) con cui l’essere umano cerca di nascondere, rivestendola di perbenismo, la mera ricerca del piacere. Alla fine, nessuno è mai contento, né riesce a trovare nell’amore, la felicità.

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I protagonisti della Pièce sono tipi sociali un po’ anacronistici per il mondo contemporaneo (la prostituta, il soldato, la cameriera, il signore, la giovane signora, il marito, la ragazzina, il poeta, l’attrice e il conte). In realtà, gli attori riescono a catturare l’essenza del proprio personaggio, restituendo adeguatamente allo spettatore i sentimenti e i modi di pensare che lo rendono ancora attuale. Ognuno incarna al meglio il ruolo sociale e insieme la tipologia umana che c’è dietro. Assolutamente straordinaria è la De Laurentiis che calza alla perfezione i tanti modi di essere donna. Indossa i panni della libertina, della domestica sottomessa, della moglie pudica e si cala in ogni ruolo in un modo assolutamente naturale, regalandoci un’interpretazione straordinaria e facendoci dimenticare che probabilmente nessuna di quelle ‘nature’ le appartiene realmente.

L’affresco che, sequenza dopo sequenza, prende forma sul palcoscenico ha tratti profondamente drammatici. Mostra, senza veli, l’aridità dei rapporti umani e di coppia su cui lo spettatore ha modo di riflettere già durante i lunghi (a volte troppo) cambi di una scena che si costruisce fisicamente in itinere. Eppure, “Girotondo”, proprio nelle situazioni più intense concede momenti d’inaspettata ironia e riesce a far ridere di gusto, alleggerendo così l’atmosfera di uno spettacolo che, in alcuni passaggi, si rivela un po’ lento e monotono. Particolarmente avvolgente è la musica di Pino Cangialosi che, con la sua ripetitività, dà il senso di qualcosa che costantemente ritorna, come appunto in un girotondo.

E come in un girotondo, alla fine la scena iniziale si ripropone, in una nuova veste più triste, quasi a voler dire che la riflessione sull’amore non può raggiugere una vera conclusione e deve proseguire (all’infinito?!). Si chiude così una pièce assolutamente da vedere perché capace di regalare nuova modernità all’opera di Schnitzler e di parlare dell’innamoramento in un modo che non ci si aspetta.

Info: Teatro dell’Angelo (Roma, Via Simone de Saint Bon 19)
Data: dal 4 al 16 febbraio 2014
Orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica e festivi ore 17.30
Biglietti: da 25 a 18 euro

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.