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"DAYLIGHT"La definizione ideale della singolare raccolta di poesie Daylight, opera di Lisa Di Giovanni pubblicata da poco attraverso una piattaforma di self-publishing, è inclusa in una delle sue stesse prefazioni, che parla di una “continua corsa tra i versi che mai vede un arrivo”. Si ha infatti la sensazione che, tra le pagine eterogenee di questo volume, che raccoglie letteralmente una vita di pensieri, non ci sia né un inizio né una conclusione, ma che l’andamento dei contenuti abbia una direzione circolare, rimbalzando tra riflessioni, emozioni, attimi di vita vissuta e innumerevoli simboli senza soluzione di continuità. La silloge, divisa in quattro sezioni (dedicate rispettivamente a componimenti in versi, racconti, brevi pensieri in prosa e poesie, raccolti in due precedenti pubblicazioni, Il tulipano rosso e La libellula), racchiude infatti un dialogo interiore che la Di Giovanni intrattiene con la propria anima e le proprie elucubrazioni, senza una fissa direzione e senza un apparente scopo oltre a quello, incontrovertibile, della conoscenza di sé. “Non leggermi […] se il mio fuggire non ti è chiaro”: è l’autrice stessa che, rivolgendosi a un tu ideale – che passa da una persona concreta a ognuno di noi – fornisce a chi legge la chiave della propria scrittura, che dimostra palesemente di non imporre interpretazioni, ma di lasciare a chiunque la libertà di trovare, tra i versi, la parafrasi che più vi si adatta.

 Le pagine sono costellate di simboli, più o meno manifesti. C’è la luce del sole, a cui fa riferimento il titolo della raccolta stessa, che illuminando i tulipani rossi dalle sfumature gialle li induce ad aprirsi come fa il cuore di ognuno di noi quando è toccato dall’amore. C’è la luna, che si riflette nel mare come un ricordo fa nel presente. C’è lo stesso mare, che torna e ritorna con insistenza, evocando di volta in volta il moto ondoso dei pensieri, la profondità di un’anima in grado di indossare più “vestiti”, la vastità di un sentimento amoroso che da vissuto personale diventa universale, quasi panteistico. È anche e soprattutto il mare Adriatico, che l’autrice lascia per trasferirsi a Roma, abbandonando dietro di sé affetti che riaffiorano come remoti relitti; e la malinconia che ne deriva solo alla fine, nell’ultimo componimento, sembra alleviarsi grazie a un amore sincero, che permette alla Di Giovanni di “indossare ali” e volare, come una libellula, in una prospettiva futura scevra di nostalgia.

 

Non è solo la scelta di genere a risultare molto varia – tra prosa e poesia c’è da confondersi –, perché è la natura stessa dei sentimenti inquadrati a essere totalmente svincolata da sovrastrutture. Nella scrittura, fortemente spontanea, rivivono le emozioni più disparate: dalla gioia al dolore, dalla paura alla speranza, dalla solitudine alla passione, dalla confusione alla piena consapevolezza. E, in questo, il volume premia la genuinità, l’istintività di una mente che, come per sua natura, spazia tra pensieri e sentimenti in un variegato calderone, simbolo esso stesso, nella sua interezza, della complessità di una vita vissuta. È nell’autenticità quasi ingenua della scrittura che risiede il suo punto di forza, che ciascun lettore può far proprio e modellare sulle proprie esperienze, alla portata di tutti e, allo stesso tempo, universali.

L’eterogeneo quadro creato da Daylight è piuttosto caotico, ma fortunatamente è privo di giudizi. L’autrice lascia cadere le parole sulle pagine senza la pretesa di insegnare, di spiegare, di influenzare. La sua è una ricerca fortemente intimistica, autoreferenziale e dal carattere esclusivamente personale, che chiunque può trasporre a se stesso – oppure non farlo, nella piena libertà di attribuire ai contenuti la propria esperienza. E anche se la Di Giovanni sembra rinnegare la propria stessa identità (“Anima tu non sei, tu non hai, tu non dai…!”), la sua scrittura è ben lontana dall’eco di certi poeti maledetti, aprendosi sempre alla speranza di una conciliazione tra i propri diversi volti, di un amore eterno, di una natura risanante, di un futuro di spensieratezza, risultando infine rassicurante, ordinaria.

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Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.