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Se ne parla da mesi come del film scandalo più atteso del 2015. E adesso Cinquanta sfumature di grigio arriva nelle sale italiane sbancando (scontatamente!) al botteghino, ma senza mantenere fino in fondo le sue promesse. L’incontro tra la giovane Anastasia Steele (Dakota Johnson) e l’imprenditore miliardario Christian Grey (Jamie Dornan), portato avanti a colpi di bondage, non ha nulla di così tremendamente impressionante. Specie perché arriva sullo schermo a meno di un anno dal chiacchieratissimo Nymphomaniac vol. 1 e vol. 2 di Lars von Trier e dal suo carico di genitali, amplessi, masturbazioni. Un po’ di manette e qualche leggera frustata non bastano a rendere perversa una pellicola in cui mancano totalmente la carnalità del sesso (poco importa se più o meno estrema!) e l’intima fisicità dei personaggi.
Tralasciando l’insopportabile inconsistenza psicologica dei protagonisti la cui natura non viene mai sviscerata veramente, non si può contare nemmeno sulla trama. Scontata e priva di azione, la storia scorre lenta, quasi a fatica. La prima ora passa e qualche risata non manca, specie davanti all’inverosimiglianza di certe scene a cui si fa davvero fatica a credere. Alla fine della seconda ora, invece, si è completamente annoiati e pronti per un finale senza forza e originalità. Certo le aspettative del pubblico sono altissime e le sale cinematografiche saranno sicuramente invase da flotte di giovani sognatori e sognatrici. Ma Cinquanta sfumature di grigio lascia davvero con l’amaro in bocca. E’ un film impossibile da consigliare. E’ semmai un lavoro da vedere per il chiacchiericcio mediatico che si è creato intorno alla pellicola, piuttosto che per il suo valore cinematografico.