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"BradleyCome si riesce ad immortalare un momento, uno stato d’animo, un’azione? Naturalmente la fotografia. E’ con questo interrogativo che noi di LSDmagazine lo abbiamo incontrato Bradley Secker che grazie alla fotografia lo ha portato a visitare destinazioni affascinanti dove ha incontrato gente interessante, spesso persone ai margini della società.
La sua fotografia si concentra sulle conseguenze che hanno le azioni politiche e sociali sull’uomo, particolarmente sull’identità individuale.

Le immagini di Bradley Secker sono state pubblicate su The Guardian, The Times, TIME, The New York Times, Internazionale, The Telegraph, The Washington Post, QX Magazine, TEDxRamallah, Dagsavisen, Himalayan Times e altri giornali nazionali (UK) e internazionali. Recentemente, ha terminato un documentario multimediale sulla migrazione clandestina tra la Grecia e la Turchia con Spindle Films (vedi fondo pagina).

Bradley e’ membro dell’Accademia APulia UK e risiede ad Antakya, Turchia.

Quando e come hai capito che essere un fotoreporter sarebbe diventato il suo lavoro?

Volevo fare il giornalista a partire dall’età di circa tredici anni. Poi ha scoperto che la fotografia non era solo quella dei ritratti fatti a scuola e, dopo aver studiato, ho capito che avrei voluto tentare una carriera nel settore del fotogiornalismo. E’ una strada lunga, ma questo e’ l’aspetto migliore della fotografia: la si può mettere da parte per un po’ di tempo e poi fare di nuovo un un passo indietro verso di essa.

Che cosa l’ha portato a scattare foto in luoghi cosi’ difficili del mondo?

Viaggiando per tanti anni in diverse parti del mondo, mi sono reso conto che c’è molta disinformazione su quasi tutto e dappertutto. Inevitabilmente, la maggior parte dei luoghi in cui lavoro sono, in un modo o in un altro, problematici ma voglio cercare di ottenere informazioni più accurate sulle persone attraverso le foto.

C’è qualche fotoreporter che la ha ispirata nel suo lavoro?

Ho passato lunghe ore studiando libri di fotografia e fotogiornalismo, e credo di aver assorbito l’influenza dal lavoro di molte persone, sia del passato che contemporanei. Una delle figure più importanti che mi viene in mente è Jim Goldberg. Le mie immagini sono molto diverse di gran parte dal suo lavoro, ma mi piace il modo in cui coinvolge i suoi soggetti nelle sue immagini.

Cos’è che la ispira nei suoi lavori?

Voglio fare immagini di forte e chiaro impatto, che raccontino la storia delle persone che incontro a coloro che vivono in altre parti del mondo.

Come sceglie i suoi soggetti?

Personalmente, spesso riguarda qualcosa che ho vissuto o per la quale ho un forte interesse, ad esempio i diritti LGBT, la migrazione e le questioni di identità.

"BradleyCome fa ad individuare le storie sulle quali lavora? Quali sono i suoi primi passi quando inizia a lavorare su un nuovo progetto? Come fa a conquistare la fiducia dei suoi soggetti?

Rifletto sulla storia per un po’ di tempo, considerando attentamente se è possibile ottenerne il punto di vista attraverso le immagini senza la necessità di didascalie. Se questo mi sembra possibile, allora inizio a pianificare l’idea su carta e a fare collegamenti e ulteriori ricerche in materia. Infine, incontro le persone e vado sul luogo scelto, inizio a chiaccherare con loro e a fotografarli. Io non credo che sia facile guadagnare la fiducia della gente ma, se sei onesto, la gente capisce chi ha davanti. Io rispetto i desideri della gente e, se qualcuno me lo chiede, spiego sempre quello che sto facendo.
Per quanto riguarda la scelta dei soggetti, non arrivo davvero a sceglierli. Di solito sono persone vicine ai miei interessi personali.

Pensa che il suo lavoro faccia la differenza?

Non credo che il mio lavoro faccia molta differenza in un mondo dove ci sono così tante informazioni disponibili tutto il giorno, tutti i giorni. Ma la speranza e’ che il mio lavoro possa generare maggiore consapevolezza e che porti la gente a porsi delle domande e a rompere alcuni stereotipi. Mostrare alle persone quello che sta succedendo fuori del loro mondo è importante ed è quello che cerco anche nel lavoro degli altri fotoreporter. Non credo di poter rispondere a questa domanda in modo oggettivo e sarebbe meglio porla al mio pubblico.

Ha una foto o un’esperienza che è stata particolarmente importante da un punto di vista personale e professionale?

Diverse storie sulla quale ho lavorato e continuo a lavorare, sono importanti per me, più importanti sono i sacrifici che le persone fanno per contribuire a migliorare la loro vita. Questo riguarda i migranti che viaggiano da Afghanistan e Bangladesh verso le frontiere europee, pensando che ci troveranno maggiori opportunità e una vita migliore; ai rifugiati in fuga dal conflitto in Siria ai campi in Turchia.

Lei e’ sempre in viaggio. Pensa che questa sarà la sua vita per sempre?

Viaggio molto e non mi piace rimanere nello stesso posto per troppo tempo. A questo punto della mia vita, sento che la mia esistenza in questo modo ha un valore e continuero’ su questa strada. Questo tipo di vita ha molti aspetti negativi, ma credo che i vantaggi siano superiori.

Recentemente, il suo lavoro e’ stato concentrato sulla questione gay. Perché?

Volevo lavorare su un progetto a lungo termine sulle persone LGBT (lesbian, gay, bisexual, transgender) da un po’ di tempo e, dopo un’attenta pianificazione, mi e’ venuta in mente l’idea di un lavoro sulla vita delle persone non-eterosessuali nella regione MENA. Voglio mostrare le differenze e le analogie tra la comunità LGBT in Europa e nel resto del mondo. Per me, questa comuita’ è come una grande famiglia che non e’ sempre consapevole delle lotte o coflitti sofferti da individui o gruppi nel mondo. La politica e le notizie provenienti dalla Siria e Iraq mi hanno portato a volermi concentrare su questa questione piu’ da vicino.

Ci racconta qualcosa sui posti e i progetti sulla quale hai lavorato piu di recente.

Ho vissuto a Istanbul, in Turchia, a partire dall’inizio del 2012, e ho trascorso li’ 10 mesi per poi ritornare ad Antakya, nel sud del Paese, al confine con la Siria. Sono qui per concentrarmi più sul lato umanitario del conflitto in Siria. Nel corso dell’ultimo anno, ho lavorato su progetti sia personali che su commissione nei Paesi Bassi, in Grecia, Siria e Turchia.

Cosa ha imparato di se stessa attraverso questo lavoro? Cosa pensa sia necessario per essere un grande fotografo documentarista?

Beh, in primo luogo non credo di essere un grande fotografo documentarista – sto ancora imparando. Attraverso la fotografia, ho imparato di più su come le persone mi percepiscono, su come lavorare in ambienti diversi e con una vasta gamma di persone molto diverse.
Penso che essere un grande fotografo documentarista richieda una combinazione di competenze diverse. Bisogna essere affabile con tutti, calmo, ma sempre pronto a scattare per riprendere momenti irripetibili.

Email-info@bradleysecker.com
http://www.bradleysecker.com

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.