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"5b"Ormai si è giunti anche quest’anno al termine dell’edizione in corso del Bif&st e a meno di un giorno “dai titoli di coda”, quando già si inizia a parlare di bilanci, ancora numerosi autori ed interpreti raggiungono Bari da tutto lo stivale e da tutto il mondo, per testimoniare al pubblico pugliese la loro esperienza cinematografica. Nuovi incontri e nuovi volti al Teatro Margherita per le conferenze delle h.13:00 sui film in programma per questo Bif&st, da John MacLean a Oles Sanin, da Regis Wargnier a Ivano De Matteo  sino ad Edoardo De Angelis e Marco D’Amore.

John MacLean per “Slow West” – un film che si preannuncia già la rivelazione di questo festival e proiettato in assoluta anteprima internazionale. Si tratta di un western movie in merito al quale il regista MacLean spiega: “Quand’ero bambino mio padre mi portava al cinema a vedere i film western, ma non erano granché, sicché c’è questa "1b"componente autobiografica nel mio film. Ho voluto rappresentare in chiave favolosa cosa rappresentasse per me andare al cinema. Tutto è cambiato quando ho visto “C’era una volta in America”, finalmente un gran film. Da lì ho iniziato a studiare ed approfondire il genere”. MacLean racconta di come abbia girato il suo film in Nuova Zelanda, scenario che ha aggiunto “quell’elemento onirico e di realismo magico” cifra distintiva del suo cinema. A chi gli chiede quale altro genere cinematografico gli piacerebbe esplorare, risponde: “Il mio genere preferito è il noir. “Chinatown” è uno dei film che più mi hanno influenzato”. Non ancora uscito nelle sale, Slow West verrà distribuito ad Aprile negli USA, a Giugno nel Regno Unito e a Settembre in Italia.

"2b"Oles Sanin per “The Guide” – prima ancora di parlare del suo film, il regista ucraino ci tiene ad affrontare una questione che gli sta molto a cuore e verso la quale chiede ai presenti di mostrare tutta la loro sensibilità, in particolar modo alla stampa che è invitata a diffondere la vicenda. Si tratta di quanto è accaduto al suo collega Oleg Sentzov, regista ingiustamente condannato, senza giuste prove, all’ergastolo come “attivista terrorista”. Una vicenda di cui nessuno parla e su cui l’Occidente sa ben poco, ma verso cui è necessario fare luce e giustizia, in un’Ucraina ancora vessata dalla censura e dall’esclusione di tutti i soggetti che si oppongono al potere. Sentzov ha solo prestato il suo supporto agli attivisti ucraini per via della questione dell’annessione della Crimea. Il suo atteggiamento, però, è stato malvisto dal governo russo che lo ha trascinato sino a Mosca incarcerandolo. Sentzov si è opposto dichiarando “vi siete già presi la mia terra, non potete prendere anche me”. "4b"Un’opposizione alla schiavitù che gli è costata la prigione. Ad essere addotti contro di lui come “prove” sarebbero stati gli schizzi e le fotografie di guerra ritrovate a casa sua, materiale che stava usando per girare il suo ultimo film. Sanin invita i presenti a non credere alla distorsione che si è fatta delle intenzioni del suo collega e amico e ad intervenire. Dopo l’accorato appello, si passa a parlare del film “Povodyr” tradotto anche in “The Guide”. La curiosità volge proprio sul titolo. La “guida” in questione non è una guida turistica o pseudo tale. Si rinvia piuttosto al significato di guida spirituale che insegna a guardare il mondo col cuore e non con gli occhi, per trovare ognuno la sua strada. Al centro della storia dei musicisti ciechi che fungono da figure chiave del film, in quanto portatori dell’identità ucraina. Sanin conclude il suo intervento con due sole parole: “Viva l’Ucraina!”, tra i saluti del pubblico.

"7b"Regis Wargnier per “Le temps des aveux” – un altro film che trae alimento e contenuto dalla realtà nella sua efferatezza. Storia di persecuzione e violenza ambientato in Cambogia. L’idea sarebbe nata dalla lettura da parte di Wargnier del libro “Il cancello” che lo avrebbe ispirato a realizzare questo film. Al centro del focus narrativo un personaggio, realmente esistito, campione di brutalità e cattiveria: il carceriere Douch, solo poco tempo fa condannato all’ergastolo per i suoi crimini. “Non c’è molta musica nel mio film – dice Wargnier – perché la musica serve a veicolare emozioni facili. Io ho voluto, invece, portare profondo rispetto a questa storia e lavorare piuttosto sui suoni e sulle voci”.

Ivano De Matteo per “I nostri ragazzi” – tratto dal libro di Herman Koch, il film di De Matteo apre al pubblico un’importante domanda “cosa faresti se scoprissi che tuo figlio ha commesso un crimine?”. Una tematica assai particolare e delicata, dunque, quella scelta dal regista che afferma in merito: “È un film privo di punti di riferimento. Tratta di"b" certezze incerte. La natura umana ha continuamente bisogno di certezze, per paura. Io ho voluto mostrare quelle docce fredde che ti colgono impreparato e che potrebbero accadere a chiunque. Ho voluto, insomma, affrontare l’imprevisto. La mia è una visione che va oltre il cinema, azzarderei a dire esistenziale”. Sull’impiego di Luigi Lo Cascio e Alessandro Gassman in ruoli per loro inconsueti, l’uno nei panni di un “cattivo”, l’altro di un “buono”, Di Matteo afferma di non amare le etichette per gli attori e la sua preferenza ad usarli per personaggi assai diversi da quelli sinora interpretati. Riguardo ai progetti futuri risponde: “Ho un film già pronto che ha al suo centro un’altra famiglia, perché è un microcosmo che mi piace esplorare poiché al suo interno puoi trovare tutto: rancori, amori e odi. Sarà un film al femminile, sulla forza di una donna che è madre”.

"6b"Edoardo De Angelis e Marco D’Amore per “Perez” – si torna a parlare di famiglia anche con Perez e dei labili confini tra bene e male. Sostiene De Angelis: “Ci tengo a sottolineare che ho deciso, assieme al mio socio, di fondare una piccola casa di produzione, lo abbiamo prodotto anche grazie a Medusa, è vero, però abbiamo fatto questa scelta perché volevamo completa autonomia nella sua realizzazione. Ha per protagonista un uomo che ha fatto di tutto per mettersi al riparo dall’infelicità. La storia inizia proprio nel momento in cui crolla il suo castello di carta”. Interviene anche D’Amore in merito alla sua partecipazione: “Il mio personaggio, Francesco Corvino, è un ragazzo sul crinale che sceglie un amore che gli può essere più pericoloso di qualsiasi arma. È stata reciproca la voglia di lavorare assieme ad Edoardo (De Angelis ndr). Lui è portatore di un sano immaginario che difficilmente altri hanno il coraggio di portare al cinema, coraggio che ha dimostrato anche in “Mozzarella Stories””. “La questione che si pone l’avvocato del mio film – riprende De Angelis – è quella di un uomo che nota come la sua società stia giocando una partita in cui chi non rispetta le regole è avvantaggiato. Un individuo che entra a contatto con il proprio lato oscuro, ma che sicuramente ha una morale”. A concludere l’intervento le parole di "8b"D’Amore che spiega quale sia il suo metodo di lavoro: “Faccio fede all’elogio del disordine. Non ho un metodo preciso, sono più che altro come una spugna, pronta ad assorbire tutto. Bisogna, secondo me, partire però sempre dalla “Bibbia” che è la sceneggiatura. Sono partito da lì per costruire il mio personaggio, questo Francesco innamorato di una ragazza completamente ai suoi antipodi, sia per età che per estrazione sociale”. Nel cast anche Luca Zingaretti.

Foto di: Oronzo Lavermicocca.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.