Tempo di lettura: 4 minuti

Un viaggio per scoprire una parte dei Balcani ancora non presa in grande considerazione dai viaggiatori che può regalare paesaggi pittoreschi e molto differenti tra loro a prezzi ancora da socialismo reale."balcani"I turisti dell’Europa occidentale in alcuni posti sono cosa più unica che rara. In alcuni luoghi, ove la gente è molto gentile e curiosa,  può capitare che ti chiedano perché sei andato da loro se non per l’avventura.Siamo partiti in auto da Roma puntando verso est. Visitiamo e dormiamo a Ljubljana e ripartiamo verso sud. Passate le frontiere croate comincia il vero viaggio, non ci sono autostrade (se non per brevissimi pezzi) e si attraversa tutto il paese su statali disseminate di pittoresche “benzinaska pumpa” e svariati “autopraona”(autolavaggio) seguendo indicazioni a volte anche solo in cirillico. Le strade si avventurano in verdi canyon rocciosi lungo il quale è possibile fermarsi a mangiare specialità locali a base di carne accordandosi a gesti con il proprietario.La strada che ci porterà a Sarajevo è una delle più belle del paese e scorre accanto al fiume Neretva, che sfocia poi nel Mare Adriatico. Si tratta di un bel paesaggio, da cui osservare gli strati di montagne. Abbiamo trovato purtroppo un sacco di traffico che ci ha comunque consentito di valorizzare la bellezza del paesaggio. In alcuni luoghi ci si può fermare su un belvedere cha dà sulla valle. Si trovano spesso  anche ristoranti lungo la strada, e vi sono alcuni campeggi lungo il fiume. Alla fine, appena prima di arrivare a Sarajevo, il fiume si getta in un lago. L’acqua è molto pulita ed è un luogo dove le persone vengono a nuotare e praticare sport acquatici.Nell’immaginario collettivo, Sarajevo non è certamente ricordata per aver dato i natali a personaggi illustri quali Goran Bregović, Emir Kusturica o Vedran Smailović, celebre musicista, il cui volto è tristemente raffigurato mentre suona il violoncello nella Biblioteca Nazionale distrutta dai bombardamenti. Credo non sia nemmeno rammentata come la città in cui nel 1984 si svolsero le Olimpiadi invernali. Il Villaggio Olimpico…… Sarajevo non è nemmeno considerata la Gerusalemme dell’Est, avamposto musulmano nel cuore dell’Europa. Forse qualche studente diligente e gli appassionati di storia la ricorderanno come palcoscenico dal quale scaturì la prima guerra mondiale a seguito dell’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando. No, Sarajevo per molti rappresenta la guerra nei Balcani, l’assedio più lungo nella storia bellica moderna, durato dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996. Più di 12.000 vittime, 50.000 feriti, l’85% dei quali furono civili. Città tormentata, con le sue contraddizioni e cicatrici, costituisce tuttavia un unicum che va oltre, dove i reciproci influssi fra Est ed Ovest, fra Oriente ed Occidente, creano un mosaico dalle mille sfumature. Basta coglierle. Dalla fine della guerra molte cose sono cambiate; ciò che tuttavia non è mutato sono i segni della follia ancora ben visibili anche nei cuori dei suoi abitanti Una città che mostra ancora le evidenti ferite di guerra in tutti suoi quartieri. Qui si respira un’aria inverosimile, multiculturale. Ci si ritrova a passeggiare tra palazzi austroungarici e intricati vicoli turchi con i loro bazaar, tra monumenti alle vittime della guerra e bar intitolati a Tito, tra campanili cattolici e ortodossi e minareti illuminati nell’ora della preghiera."balcani2"Inoltrandosi nell’Erzegovina il paesaggio cambia: diventa più brullo e il clima si riscalda, sul fiume Neretva sorge la città di Mostar che ancor più di Sarajevo mostra i segni del conflitto bellico. Solo il centro storico attorno al famoso Stari Most è stato interamente ricostruito. Tra i vicoli arrampicati sulle sponde del fiume abbiamo potuto gustare una grigliata mista di carne locale sentendo in sottofondo l’eco del Muezzin che canta la preghiera della sera.Proseguendo verso il Montenegro ci fermiamo prima a visitare la città vecchia di Dubrovnik, arriviamo poi alle bocche di Kotor. Questo enorme fiordo patrimonio dell’UNESCO è caratterizzato da piccoli paesi e fortezze in stile veneziano. In fondo al secondo bacino si trova Kotor una città protetta da imponenti mura che vanta di non essere mai stata conquistata dai pirati.Passeggiando nei vicoli della città vecchia ci si immagina di sbucare da un momento all’altro in piazza San Marco. Qui abbiamo potuto assaggiare degli ottimi piatti a base di pesce e gamberetti seduti tra i vicoli della fortezza. Da qui ci siamo diretti verso il massiccio del Durmitor: un parco naturale considerato patrimonio dell’umanità dall’ UNESCO. Le strade sono ancora in fase di rifacimento e quindi può capitare di prendere una strada larga e appena asfaltata per poi ritrovarsi a fare anche 20 km di sterrato tra le aspre montagne delle Alpi Dinariche. In prossimità di Zabljak le montagne si aprono e lasciano il posto ad un enorme altopiano erboso tagliato in due solamente dalla strada che lo attraversa. Sparse in giro qua e là delle caratteristiche case dal tetto particolarmente spiovente.A tratti sembra di ritrovarsi in qualche piana canadese. Qui abbiamo visitato lo spettacolare Crna Jezero (lago nero) e il canyon del fiume Tara uno dei più profondi d’Europa. "balcani3"Tornado verso la costa ci siamo fermati a dormire al monastero ortodosso di Ostrog, scavato nella roccia a più 900 mt di altezza. Tuttora non si sa come sia stato costruito con i mezzi di allora (XVII secolo) e si attribuisce il miracolo a San Basilio tuttora sepolto lì. I monaci ci hanno ospitato a dormire sulla terrazza di fronte al monastero assieme ai fedeli in pellegrinaggio ai resti del santo. Lasciato Ostrog di buon mattino, dopo una cerimonia di benedizione ortodossa, ci dirigiamo verso Budva. Con i suoi 3 km di spiagge attira un sacco di turisti, soprattutto ricchi uomini russi che sfoggiano la loro ricchezza accompagnati da splendide ragazze. Svegliarsi nel monastero e ritrovarsi la sera nello struscio della località più mondana del Montenegro fa un certo effetto.Nei giorni successivi ci siamo spostati a Petrovac e Canji lungo la costa verso sud fino a Bar dove una nave ci ha riportati in Italia.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.